sabato 23 marzo 2013

Un'altra delusione del cinema italiano

Se c'è una cosa che non sopporto è leggere un libro, innamorarmene, e poi guardare la sua trasposizione cinematografica e non riconoscere assolutamente niente del libro che ho letto.

Mi è successo con "Il giorno in più" di Fabio Volo.
Il libro parla di quest'uomo disilluso dell'amore, Giacomo, che un giorno incontra una ragazza sul tram, Michela, e, ogni giorno alla stessa ora, la rivede e scambia con lei degli sguardi, come se comunicassero senza però parlarsi. Un giorno, la ragazza lo invita a prendere un caffè, e quando sembra che la cosa si stia per evolvere gli dice che il giorno dopo partirà per sempre per New York.
Lui, dopo un po', spinto anche dall'amica Silvia, decide di andare a New York e sorprendere la ragazza, a costo di risultare un pazzo. Lei, invece di spaventarsi e pensare di essere al cospetto di uno stalker, è felice che lui sia andato lì, e gli consegna il suo diario, dove parla di lui e dei loro incontri sul tram.
I due iniziano una storia che dura solo 9 giorni, poichè poi lui deve ritornare in Italia, e la ragazza gli propone un gioco: di fare un minifidanzamento con la data di scadenza, così da vivere il tutto più intensamente, già però con la consapevolezza che tutto finirà entro 9 giorni.

Non vi racconto il resto del libro, ma il succo è questo.

Fabio Volo racconta questa storia in modo leggero, divertente, a tratti esilarante; i suoi personaggi li ho visti davanti ai miei occhi e li ho amati così come sono, proprio perchè prendono le cose come vengono e fanno dei discorsi profondi, come quello della vasca da bagno, dove sembra non esserci un filo logico, eppure il filo logico c'è.
Le emozioni che ho provato leggendo questo libro sono state leggere e allo stesso tempo intense, mi hanno lasciato un bel segno, un ricordo, e quando ho finito di leggere mi sono ricordata che era uscito il film di questa bellissima storia e non vedevo l'ora di vedere questi personaggi in carne ed ossa.

Non l'avessi mai fatto.

Il film "Un giorno in più" non ha nulla del libro. Lo avrei apprezzato di più se gli avessero dato un nome diverso e non avessero tentato di vendere uno scempio simile con il titolo di un libro che merita.
I personaggi, a partire dal protagonista, non hanno nulla che li riconduca alla loro versione cartacea. Sono vuoti, sterili, e sembrano una caricatura grottesca dei loro alterego.
Prendiamo ad esempio il personaggio di Silvia. Io, leggendo di lei, mi sono immaginata una persona allegra, simpatica, che vede in Giacomo solo un amico (poichè nel libro è anche specificato il fatto che loro avessero provato a stare insieme ma si erano scoperti non adatti al ruolo di amanti ma perfetti in quello di amici), con una vita matrimoniale ormai sull'orlo del fallimento tenuta insieme solo dalla presenza della figlia. Silvia è un personaggio intraprendente. E' lei a trovare l'indirizzo dell'ufficio di Michela a NY e a passarlo a Giacomo spingendolo ad andare da lei. Silvia è come l'angelo custode di Giacomo.
Ecco, nel film è una patetica divorziata che si piange addosso e tenta ineluttabilmente di attrarre l'attenzione di Giacomo che non se la fila manco di striscio se non per chiederle dei favori.
T E R R I B I L E.
Per non parlare di Michela... un personaggio più insipido e banale non lo si poteva creare. La Michela di carta era un mistero. Era attratta da Giacomo e non lo vedeva affatto come un fastidio, come sembra invece per la Michela del film; quando lui va a NY da lei, gli confessa che lo stava aspettando e lì gli consegna il diario che parla dei loro incontri fugaci sul tram. E' lei a proporre la storia del fidanzamento a scadenza a Giacomo e non il contrario. Michela è un personaggio profondo. E' una donna che non vuole legarsi e legare a se un uomo, ed è questa la chiave che le fa vincere il cuore di Giacomo.

E poi, dulcis infundo, Giacomo: Giacomo del libro è un uomo buono. E' solo stato ferito nella vita, da un padre che lo ha abbandonato, una madre soffocante, una fidanzata che lo ha tradito per il suo amico... Giacomo è come Michela, e in lei vede la donna giusta e decide di inseguire il sogno volando fino a NY per capire se per Michela è lo stesso.
Il Giacomo del film è un'uomo odioso. E' uno stronzo, opportunista che cerca di infinocchiare amici e colleghi di lavoro, inventandosi una fidanzata che non esiste per evadere gli impegni di lavoro. Appioppa il cane regalatogli da Silvia al suo "amico" Dante solo perchè non sopporta il cane e nemmeno il collega.
E, a differenza di Giacomo del libro, decide di fare un detour a NY mentre sta andando in Argentina per lavoro, facendo così perdere alla sua compagnia un cliente importante. Mentre Giacomo cartaceo decide di andare a NY per Michela, e non perchè si trova lì "di passaggio".

Per non parlare di tutte le alterazioni narrative che ci sono nel film. Era come vedere solo il filo conduttore (e nemmeno) del libro; aspettarsi ogni poco che la storia prenda la piega che conosci, ma non succede mai.
Il finale, scopiazzato un po' da "C'è posta per te" e un po' da "Serendipity", cerca di dare al film quel tono di sogno che non riesce a rubare al libro, ma si scioglie solo in un finale patetico e banale, da film di serie B.

Davvero, qual'è il motivo di trarre un film da un libro, se poi lo devono rovinare, ridurre in brandelli e rimontarlo come un Frankestein? E' terribile, e scontenta l'audience che va al cinema per vedere una cosa che poi non è quella che voleva vedere.

Se non avete mai visto il film o letto il libro de "Il giorno in più" vi consiglio perdere qualche ora in più a leggere il libro che vi regalerà dei bei momenti e di evitare di perdere un paio d'ore a guardare un film spazzatura come la maggior parte del cinema italiano. Fatevi questo favore.

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